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All’inizio sembrava un problema lontano  di un altro continente, poi a poco a poco  è entrato nelle nostre vite “ occupando ogni spazio, scardinando  certezze e punti fermi, ponendo un limite alla nostra libertà , cambiando il tempo , lo sguardo sul prossimo e le abitudini quotidiane “ Queste parole , lette in un articolo di giornale, rappresentano a mio avviso,  una sintesi di tutto quello che stiamo vivendo .

E in attesa di poterci incontrare, costretti  oggi ad abbandonare” il fuori” , possiamo  utilizzare questo periodo per  “coltivare quello che è dentro”  attraverso la consapevolezza, che rappresenta e  spero rappresenterà  la parola chiave  dei nostri incontri.   Infatti grazie alla consapevolezza  possiamo addestrarci  e  riformulare  modi di essere servendoci delle neuroscienze, disciplina che può essere coniugata in tante maniere  e che può essere affiancata a  pratiche diverse come il protocollo Pnei o la Mindfulness.

Infatti Il cervello , organo della mente, è la parte superiore di un sistema nervoso esteso, distribuito nel corpo , quindi radicato nel corpo , evoluto nel corso di migliaia di anni , e quindi, tenendo sempre presente che il nuovo si costruisce sul vecchio,  si parla di un cervello degli istinti, al momento della nascita ,  un cervello delle emozioni, particolarmente vive nella fase adolescenziale   ed  un cervello razionale  dell’età adulta.

Nasciamo con  pochi  circuiti di base: gli istinti che osserviamo in un  neonato, ma  costruiamo nel tempo,  attraverso esperienze famigliari e sociali,  la nostra visione del mondo . Infatti il cervello è una macchina nata per imparare, memorizzare ed apprendere : fare esperienze.

Queste esperienze , in maniera molto semplice e soggettiva , possono essere  catalogate come  principio delle nostre scelte in  piacevoli ( mi piace, lo desidero, lo voglio ) o spiacevoli ( non mi piace, lo detesto …)  .  Questo cervello ,  curioso per sua natura , ha bisogno sempre di novità  e, ogni volta che ha appreso e catalogato qualcuno/qualcosa come  piacevole/spiacevole,  crea abitudini , inventa  strategie per lasciare il campo alla novità affidandosi   per il vecchio  al pilota automatico ( trasportati dai pensieri di una mente vagante) che non richiede attenzione.

Prestare attenzione  vuol dire far intervenire la corteccia prefrontale con   tanto dispendio di energia e quindi fatica :  per questo è comodo stare nel pilota automatico ( che gli scienziati hanno calcolato pari al 60% del tempo! )  Il cervello è  curioso ma anche tanto pigro ,tende  a lavorare il più possibile sul livello di minima energia, e con il ripetersi delle situazioni diminuisce il bisogno di costruire schemi sempre nuovi perché il livello di automazione è il più vantaggioso .Dividendo poi  i compiti fra i due emisferi che, come avremo modo di vedere, non solo comunicano poco fra loro ma  lavorano anche  in maniera molto  diversa nel corso degli anni usiamo sempre gli stessi  schemi, le  stesse strategie nel bene e nel male, strategie  il più delle volte apprese  sotto l’influsso di una forte emozione.

Infatti le emozioni, che danno il colore alla nostra esistenza, sono il più delle volte  il motore delle nostre scelte ma, potendo anche  essere influenzate dallo stato d’animo, possono  essere  ingannevoli e creare  tensioni,  giudizi e pregiudizi, reazioni poco costruttive magari anche senza che ce ne rendiamo conto

Quindi  il cervello , attraverso i suoi miliardi di miliardi di miliardi di cellule nervose regola costantemente  il flusso di informazioni che gli provengono dall’ambiente attraverso i cinque sensi  con un radar (amigdala) – particolarmente attivo negli stati d’ansia e comunque sempre in allerta per  individuare i pericoli. Altrettanto importante è il circuito mentale della ricerca che attraverso il desiderio e la potenziale ricompensa mira al soddisfacimento di un bisogno , necessario o meno, e induce uno stato di soddisfazione e gratificazione anche se il più delle volte solo temporanea .

Il cervello riceve inoltre  informazioni sullo stato dei muscoli e  degli organi  stimolando, in questo caso,  l’ipotalamo , il principale regolatore di produzione degli ormoni . La connessione  cervello/ ipotalamo  insieme all’influenza diretta che il cervello attua attraverso il sistema nervoso autonomo con le sue divisioni freno/ acceleratore  ( scariche di adrenalina) è il nesso diretto fra cervello e corpo

Quindi l’inizio di un percorso di ben – essere mentale, emozionale e fisico, può essere attuato proprio  attraverso la consapevolezza che sfrutta la neuroplasticità, cioè la capacità della mente di  creare nuovi  collegamenti (sinapsi) .

 In questo momento più che mai, ritagliandoci  un periodo di silenzio e di solitudine che non vuol dire isolamento ma esplorazione, possiamo provare ad addestrare la mente alla osservazione del momento presente  :

  • con il rispondere invece che con il reagire usando gentilezza verso noi stessi e gli altri
  • prestando attenzione alle piccole cose di tutti i giorni : sembra banale ma ogni piccola azione fatta con attenzione consapevole è diversa : provare per credere
  • lasciar cadere la narrazione della nostra mente : se siamo attenti e consapevoli  possiamo osservare i dubbi , le paure e non esserne sopraffatti
  • collegare il corpo e la mente agendo sul respiro ( espirazione doppia della inspirazione per calmarci)

Il mio corpo ed io, Emozioni negative  ed Il menù della salute  STUL (dalle iniziali dei miei nipoti) sono gli   appuntamenti  che insieme alla Dssa Valle  speriamo  di poter fare quando ci saremo lasciati  alle spalle questo difficile periodo .

A presto.

Alessandra Chiesa

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Articolo scritto dalla
DOTT.SSA ALESSANDRA CHIESA

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