La convivenza tra organismi eteronomi, come l’uomo e la flora intestinale prende il nome di “SIMBIOSI”. Tale termine fu coniato per la prima volta da da Heinrich Anton de Bary nel 1879.

Egli, definì inoltre che, tra due organismi eteronomi, possono esserci 4 forme diverse di convivenza:

  • Il parassitismo, in cui uno solo dei partners della relazione (il parassita) trae beneficio dalla stessa mentre l’ospite ne subisce i danni.
  • Il neutralismo, in cui i partners convivono senza influenzarsi reciprocamente senza trarne vantaggi o svantaggi.
  • Il commensalismo, in cui uno dei due partner trae profitto dalla relazione senza danneggiare l’ospite.
  • Il mutualismo, dove entrambi i partner traggono vantaggio dalla relazione approfittando reciprocamente l’uno dell’altro.

In condizione di “eubiosi” intestinale la flora batterica si lega alla mucosa intestinale

  • attraverso proteine di membrana dette adesine, mentre a livello della lamina propria e della sottomucosa si trovano le placche di Peyer.
  • Attraverso questa continua sollecitazione il sistema enterico (SNE) è in uno stato di continua allerta.
  • Questo spiega il motivo per cui un intestino sano è un intestino in perenne stato di leggera infiammazione

Secondo la letteratura internazionale la disbiosi viene definita come l’insieme dei sintomi e dei disturbi funzionali gastroenterici che possono  evolvere in malattie anche coinvolgenti organi o apparati distanti dal colon, attraverso la : “semina linfogena microbica con blocco del MALT e del GALT” (GEBBERS 1981).

L’evoluzione ha portato a selezionare 4 forme di convivenza con i batteri dotati di imprinting: patologica; probiotica; indifferente; transiente.

Normalmente la flora patogena ha raggiunto un sistema di sfruttamento combinato per cui, fino a quando si producono sostanze utili, senza una proliferazione esagerata,si ha tolleranza (escherichia coli, candida).

Ai probiotici è affidato il compito di controllo di questa proliferazione mediante la produzione di acidi utili alla produzione di energia ( ac. butirrico, ac, acetico, ecc).

Infatti l’efficienza di questi, inibisce l’attività dei patogeni, soprattutto dei batteri putrefattivi produttori di ptomaine, potenti amine vasocostrittrici.

Mancando la protezione acida dei probiotici i patogeni si moltiplicano e risalgono fino al tenue, favorendo la formazione di ptomaine,  sostanze date dalla decarbossilazione  di proteine mal digerite, che sono potenti vasocostrittori.

Ciò induce uno stato generale di intossicazione e una conseguente alterazione della risposta immunitaria.

Come conseguenze di una irregolare colonizzazione dell’intestino si verifica

  • Una riduzione delle resistenze alla colonizzazione (vuoto microbiologico) con  indebolimento della difesa immunitaria mucosale e generale;
  • cambiamenti nel pH dell’ambiente intestinale, con ridotta produzione H+      da parte dei lattobacilli e mancata neutralizzazione delle ptoamine
  • . affaticamento del fegato causato da metaboliti tossici,  fino alla produzione di sostanze cancerogene.

La disbiosi intestinale non è solo un problema che riguarda l’intestino,  ma minaccia l’integrità di tutto l’organismo.

  • In condizione di disbiosi si assiste ad una iperproliferazione di patogeni a livello intestinale. Tali microorganismi sono particolarmente pericolosi, in quanto potenzialmente capaci di colonizzare altre aree corporee, provocando, per esempio, infezioni vaginali, respiratorie e persino dentali.
  • In caso di disbiosi, può verificarsi anche una compromissione della permeabilità intestinale, poiché viene meno la funzione trofica della microflora simbionte. Di conseguenza, possono svilupparsi allergie e malattie autoimmuni.
  • Si sono ultimamente accumulate prove che molte malattie degenerative siano causate direttamente da batteri patogeni (Clostridium, bacterium coli, bacterium fluorescens, bacterium cadaveris, butirricus, perfrigens ecc).
  • Infine, la disbiosi aumenta il tempo di stasi del materiale fecale nell’intestino, causando l’alterazione di varie sostanze nutritive. Per esempio, l’alterazione degli aminoacidi pòo portare alla formazione di amine tossiche (lisina: cadaverina; ornitina: putrescina; triptofano: indolo e scatolo).

Le patologie che la disbiosi genera o favorisce piu frequentemente sono le seguenti

  • Squilibrio del sistema immunitario: predisposizione ad infezioni ricorrenti,
  • allergie, intolleranze, malattie autoimmuni, minor resistenza alle radiazioni ed ai campi elettromagnetici.
  • Infezioni da funghi, particolarmente la candida ed herpes.
  • Disturbi dell’umore: stanchezza, irritabilità, difficoltà  di concentrazione, depressione
  • Osteoporosi, reumatismi, eccesso di uricemia.
  • Dislipidemie; colesterolo elevato ed altri disturbi del metabolismo dei grassi.
  • Ritenzione dei liquidi.
  • Carie.
  • Obesità (con prevalenza di Firmicutes) in cui la disbiosi determina un aumento di LPL (lipoproteinlipasi), che stimola l’accumulo di trigliceridi nel tessuto adiposo, e una inibizione di FIAF (fattore adiposo ad induzione veloce), che blocca le LPL, con aumento quindi del grasso corporeo.
  • Ipovitaminosi, astenia (debolezza), dovuti al malassorbimento.
  • Accumulo di tossine, che provocano disturbi diversi secondo la localizzazione.
  • Diabete: il tessuto adiposo viscerale, funziona come un vero e proprio organo endocrino, in quanto infiltrato di cellule infiammatorie (macrofagi) che portano a insulino resistenza da parte dei tessuti periferici.
  • Disturbi dell’alvo: diarrea, stitichezza ed alternanza delle due.
  • Cefalee, in genere associate ad astenia (debolezza).
  • Acne, herpes ed altre affezioni cutanee.
  • Vaginiti ed infezioni delle vie urinarie.

Un colloquio con uno specialista PNEI potrà aiutare nella individuazione delle eventuali patologie legate alla  DISBIOSI e  consentire una  efficace correzione dello stile di vita.

Dott.ssa Luisa Valle

Recapiti:

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